di Gloria Aghi
Recensione a cura di: Giovanni Pico
La prima sensazione è di essersi imbattuti in una narrazione efficace, un po’ discorsiva, che lascia scorrere le pagine con facilità; dopo un po’ ti accorgi che il personaggio ti ha coinvolto nella sua ricerca e non aspetti altro che riprendere la lettura per partecipare al gioco delle parti.
A tratti si affaccia l’aspetto religioso, mai invasivo, credo misto ad un irriverente sciamanesimo che lascia aperta la eterna diatriba della religione, rispetto dei dogmi o ricerca continua degli aspetti oscuri dell’uomo, una appartenenza di fede incondizionata o l’uomo al centro della sua ricerca interiore, nei sogni della protagonista espressi come dei dejavu.
Molto ben strutturati i colpi di scena, ti piovono addosso all’improvviso e dal lato che meno te lo aspetti.
I volti, le situazioni sono armoniose anche nella battaglia finale, denotano un ordine soprannaturale che avvolge la trama del romanzo. Credo che i valori della famiglia, la curiosità per la vita ed i suoi aspetti più intriganti, l’amore e la descrizione dei corpi e delle loro vibrazioni scuotano il lettore e lo proiettino nella realtà quotidiana, fatta di sconfitte, rivincite e vittorie mai certe ed a volte poco avvertite anche da chi ama con grande passione.
L’autrice è determinata e muove la sua scacchiera con eleganza, anche quando affronta l’argomento dei pasti dei figli della notte, senti il valore del Graal, la divina sintesi del bene e del male, avverti una vita che non è fatta di quotidianità ma punta in alto, vuole risposte e a volte le pretende con forza.
Giovanni Pico
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